La pratica clinica di chi fa il mio mestiere è costellata di casi singoli, quindi ogni persona che si siede di fronte a me e mi racconta quale sia la natura del proprio disagio, rappresenta appunto un caso singolo (cioè una persona unica con una storia del tutto personale e a sé stante).
Nonostante questo, però, dalla mia ormai decennale esperienza trovo che ci siano dei vissuti che possono risultare comuni alla maggior parte delle persone che intraprendono un percorso psicoterapeutico. Ecco quindi le quattro frasi/domande/dubbi che più spesso emergono in sede di colloquio con i miei pazienti, al di là del loro specifico disagio:
1. “Cambiare è difficile.” – Cambiare, nel senso di cambiare le proprie abitudini, cambiare le proprie idee, cambiare il modo in cui ci si relaziona con se stessi e con gli altri, è indubbiamente difficile. Io non nego mai questa realtà perché effettivamente è un dato di fatto (e tra l’altro, se cambiare fosse facile, io e tutti quelli che fanno il mio mestiere saremmo disoccupati!), però quello che rispondo di solito è che cambiare è DIFFICILE, ma questo non significa che sia IMPOSSIBILE.
2. “E se poi mi stufo e abbandono i miei buoni propositi?” – Visto che, appunto, il cambiamento è difficile e richiede una certa dose di fatica, la domanda è assolutamente legittima poiché ha senso chiedersi cosa succeda se ci si stufa di fare fatica e di sforzarsi (“si perdono forse tutti i risultati positivi ottenuti fino a quel momento?”). Quando inizia il processo di cambiamento, è sicuramente l’inizio la parte più difficile e più faticosa, quindi nel momento in cui si supera lo scoglio faticoso dell’inizio del processo di cambiamento, tutto il resto poi verrà un po’ più semplice, ma soprattutto la persona sarà motivata dai primi risultati positivi che otterrà, appunto, dal processo di cambiamento avviato.
3. “Mi chiedo se ce la farò.” – Anche questo timore è assolutamente legittimo e deriva dal fatto che, sostanzialmente, il futuro è assolutamente imprevedibile. Nell’antichità gli uomini interrogavano oracoli, veggenti, aruspici (e chi più ne ha più ne metta!) perché ritenuti in grado di prevedere il futuro. Ovviamente questo non è possibile per nessuno, quindi i dubbi sul futuro sono assolutamente umani e legittimi. Però qui è utile citare chi diceva: “Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione”: le nostre aspettative influenzano tantissimo il risultato finale, quindi risulta più utile essere dalla propria parte e quindi remare a proprio favore, non contro di sé!
4. “Perché devo essere sempre io a cambiare?” – Sarebbe molto più semplice e molto più comodo se fossero gli altri intorno a noi a cambiare nel modo in cui vogliamo noi, ma mi sembra anche abbastanza ovvio che ciò non sia possibile! L’unica cosa che posso fare (perché è anche l’unica cosa che è in mio potere fare) è quella di rimboccarmi le maniche e cambiare io per primo. Se gli altri cambieranno atteggiamento nei miei confronti, sarà solo ed eventualmente una conseguenza del MIO cambiamento. È solo il mio cambiamento che è sotto il mio controllo, non quello degli altri.
Queste erano solo alcune delle considerazioni che più spesso mi sono sentita ripetere dai pazienti nel corso degli anni. Fatemi sapere cosa ne pensate e se, magari, vi siete riconosciuti anche voi in alcune di queste affermazioni.
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