Cosa significa “amare troppo”? Chi sono le donne che amano troppo, quali caratteristiche hanno? Come mai ci sono così tante donne che amano troppo? Come si arriva ad essere una donna che ama troppo?
Per rispondere a queste domande, sorte durante la mia pratica professionale, mi baserò principalmente su quanto scritto negli anni ‘70 dalla psicoterapeuta americana Robin Norwood nel suo libro “Donne che amano troppo”, edito in Italia da Feltrinelli.
Ecco alcune citazioni che chiariscono il fenomeno:
“Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo “sbagliato” per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.”
“ “Amare” diventa “amare troppo” quando abbiamo un partner incompatibile con i nostri sentimenti, che non si cura di noi, o non è disponibile, eppure non riusciamo a lasciarlo: in realtà lo desideriamo, ne abbiamo bisogno sempre di più.”
“Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo. Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo. […] Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuose lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo. Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.”
“Se mai vi è capitato di essere ossessionate da un uomo, forse vi è venuto il sospetto che alla radice della vostra ossessione non ci fosse l’amore, ma la paura.”
La paura e non l’amore, appunto. Ma paura di cosa? Probabilmente paura della solitudine, paura di non essere degne d’amore a causa di un’autostima decisamente troppo bassa, paura di essere ignorate o abbandonate, paura di non sapersi arrangiare da sole nella vita, paura che una vita “normale” con un uomo equilibrato e disponibile non sia abbastanza emozionante e passionale come lo è la vita a contatto con un uomo instabile ed imprevedibile, paura che se lui non ci ama la colpa sia nostra… Nella nostra cultura il fatto che una donna si sacrifichi per una relazione, sino ad annullarsi, è stato accettato almeno fino a pochi decenni fa. La nostra cultura insegna che le donne, per amore, devono essere disposte a fare di tutto. E per sentirsi davvero realizzate come donne devono necessariamente diventare prima mogli e poi madri (condizione che prevede la presenza nella propria vita di una relazione con un uomo), a qualunque costo. Ecco perché questa dinamica patologica riguarda il sesso femminile più spesso che quello maschile.
“Amare troppo” significa essere dipendenti da una relazione, in modo malsano. E’ una vera e propria forma di dipendenza che assomiglia a quella per il cibo, per la droga o per l’alcol, e che ha origine da una profonda sofferenza interiore. E come in tutte le dipendenze, è necessario capire e ammettere la gravità del problema prima di poter cominciare ad affrontarlo per uscirne.
“Le donne che amano troppo – scrive ancora la Norwood – hanno pochi riguardi per la loro integrità personale nei rapporti amorosi. Riversano tutte le proprie energie in tentativi disperati di influenzare l’altro e costringerlo a cambiare il suo comportamento e i suoi sentimenti nei loro confronti.” Amare troppo significa comportarsi come se il fatto di trattenere accanto a sé un partner fosse più importante del proprio benessere, della felicità e della dignità personale. E’ una situazione che nasce da un profondo bisogno d’amore insoddisfatto: quando nell’infanzia non si è ricevuto abbastanza affetto, o ci si è sentite abbandonate dai genitori, è facile che da adulte si sia disposte a tutto pur di evitare di provare ancora una volta quei sentimenti di vuoto e di perdita.
Spesso le donne preferiranno inventare montagne di scuse poco plausibili ed artificiose per giustificare il comportamento poco o affatto disponibile del proprio partner nei loro confronti; questo pur di non ammettere la propria infelicità ed insoddisfazione all’interno della loro relazione. Non a caso, infatti, ha avuto molto successo il libro dal titolo “La verità è che non gli piaci abbastanza”, scritto da due degli autori (un uomo e una donna) del telefilm “Sex & The City”, edito in Italia da Salani, e che è servito anche come fonte d’ispirazione per il fortunato ed omonimo film.
Scopo del libro è quello di aprire gli occhi e mettere in guardia le donne proprio da queste scuse arzigogolate che si inventano pur di non rendersi conto dell’amara realtà – e cioè che l’uomo che stanno frequentando non è quello “giusto” per loro, quindi meglio darsela a gambe levate finché si è in tempo, a costo di dover ricominciare tutto da capo, piuttosto che restare ferme e accontentarsi, o peggio ancora sprecare tempo ed energie per cercare a tutti i costi di cambiarlo – ed evitare così che si trasformino, appunto, in donne che amano troppo. Il grande successo ottenuto da questo libro risiede nel fatto che moltissime donne, almeno una volta nella vita, sono state donne che hanno amato troppo, quindi la probabilità di immedesimarsi nelle vicende narrate è altissima!
Dato che la cultura e (verosimilmente) le vicissitudini familiari portano molte donne a diventare donne che amano troppo, la domanda nasce spontanea: sarà mai possibile uscirne per imparare ad essere donne felici ed equilibrate con delle relazioni sane ed appaganti? Ovviamente è possibile, anche se non è facile né immediato (inutile negarlo!).
Prerequisito fondamentale per iniziare a perseguire un maggiore benessere personale e relazionale è rendersi conto di avere un problema. Compiuto questo importante e difficile passo, si è già a buon punto nel processo di guarigione! Infatti l’amare troppo è una malattia che può diventare pericolosa, e spesso è sottovalutata dalla donna stessa che si dice che “non è poi così grave” quello che sta sopportando. In queste situazioni, invece, ci si può ammalare per lo stress, per il dolore, per le notti passate a piangere e a disperarsi. Spesso accade che si trascuri la propria salute, il lavoro, la casa, i figli. A volte si tollerano situazioni pericolose in cui ci sono violenze; altre volte si finisce ad abusare di sostanze, di alcol, di cibo o di farmaci, pur di cercare sollievo.
Una volta che ci si è rese conto di avere un problema, e si sia deciso in modo sano di voler modificare i propri modelli relazionali, la prima cosa da fare è cercare un aiuto competente perché la strada è impervia e difficile, e pensare di potercela fare da sole è un’illusione. Una psicoterapia e/o un gruppo di auto-aiuto sono quello che ci vuole in questi casi.
Come scrive la Norwood “non praticare la propria dipendenza richiede uno sforzo maggiore del semplice ripetere a se stesse di cambiare.” E bisogna considerare la propria guarigione una priorità che ha il diritto di precedenza su qualsiasi altra cosa: è necessario un po’ di sano egoismo in questo frangente!
E’ poi necessario dedicare molto tempo e molte energie al processo di guarigione: le dipendenze sono ad alto rischio di recidive. E’ utile trovare affermazioni positive (mantra) da ripetere più volte al giorno perché hanno il potere di eliminare i pensieri e i sentimenti distruttivi, anche quando la negatività dura da anni. Ma soprattutto è necessario imparare il percorso dell’amare se stesse, perché è quando finalmente emerge una sana autostima che è possibile, pian piano, imparare a fare scelte più sagge sul piano affettivo. Quando non si è più disperate e bisognose, quando non si è più disposte a sacrificare se stesse in modo patologico per un uomo, e quando non si sente più la stringente esigenza di controllare gli altri per modificarne il comportamento o i sentimenti, ecco che l’amore vero e sano può finalmente arrivare.
“L’amore per una persona ha in sé la stabilità emotiva, non il disordine.” – R. Norwood
Bibliografia
– R. Norwood, “Donne che amano troppo” – Feltrinelli, 1985
– G. Behrendt e L. Tuccillo, “La verità è che non gli piaci abbastanza” – Salani, 2005
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